Oversat fra: Anmeldelser 2019 og 1973
Logos (rivista dell'Associazione Classica), novembre 2019, No. 3
PENTAMETRIA
Niels Felskov:
Legato mani e piedi,
Metro, ritmo e accento in latino,
35.000 parole nei pentametri di Ovidio
Fonti storiche dell'Associazione Classica 2019
Pubblicazione gratuita di e-book, Bundet på hænder og fødder, anche
disponibile tramite il sito web della casa editrice.
Niels Felskov ci ha lasciato – anzi, ci ha affidato i suoi documenti
e gli studi dalla sua esplorazione alla gloriosa terra di PENTAMETRIA,
e più specificamente quella popolata dalle poesie di Ovidio. Linee di
versetto costituite da due metà con scansione dattilica, apparente-
mente completamente identica, delle sillabe lunga breve breve : lunga
breve breve : lunga / lunga breve breve : lunga breve breve : lunga –
cioè due dattili e mezzo. Decenni di lavoro sull'analisi – come si è
scoperto – delle decine di diversi tipi di pentametri che ha raccolto
in un enorme (sì: enorme) database digitale ricercabile su 581 pagine
A4, 5.865 versi, ad usum per chiunque voglia capire perché una cosa
del genere era ed è una tecnica poetica insostituibile oltre al suo
contenuto riccamente sfaccettato.
Per Felskov la spedizione in Pentametria – anche nella sua interezza,
che ha offerto esperienze contrastanti (ad esempio il trattamento più
libero dei versi di Marziale rispetto alle configurazioni meticolose
di Ovidio) – è solo una piccola parte del viaggio di scoperta, nella
sua vita, in tutto l'Impero della poesia dattilica latina. Con una
raffinata pratica di lettura in versi e con strumenti digitali, a
proposito sviluppati, nel suo bagaglio, ha gradualmente viaggiato le
province preclassiche e classiche nella loro interezza: Ennio, Luci-
lio, Lucrezio, Catullo, Orazio, Virgilio (con appendice), Tibullo,
Properzio, Ovidio, Persio, Lucano, Marziale, Giovenale. 84.000 versi
– con intricati problemi nello sviluppo del programma, calcoli, addi-
zioni oltre alla formazione della teoria.
L'ispirazione per questo viaggio non è evidente nel lavoro ora
pubblicato sul trattamento dei pentametri di Ovidio, ma può essere
svelata da uno che, negli anni '60, ha sperimentato NF dal vivo
nell'Associazione Classici Tusculum. Felskov predicò, con peso sotto
forma di una declamazione convincente, che era auspicabile un nuovo
stile nella lettura dei versetti latini da parte degli insegnanti e
degli studenti danesi, anzi necessario, per capire e apprezzare
finalmente il motivo per cui questi versetti si manifestano così.
Affermare la necessità di far cadere un cosiddetto "accento del
verso" alla sillaba costantemente lunga non ha senso, ma provoca
delle distorsioni di pronuncia molto scandalose. Così: fuori con dum
da da dum da da la monotona (e quindi di continuo assurda) accentua-
zione di parole latine per invece fare come nella lettura in prosa:
seguire le regole di accentuazione latina (bisillabi accento sulla
prima sillaba, polisillabi sulla penultima se è lunga, altrimenti
sulla terzultima). Il modo 'tradizionale' è un parallelo al solito
danese; usiamo parlare (come tra gli altri Otto Gelsted ha notato)
a lungo in metri giambici. Hun var en dejlig stuepige, stor og fræk.
Der findes ingen orden på det her hotel. A volte (in versi cantati)
con accenti assurdi: Væ’r velkómmen Herrens år. O in mezzi metri
dattilici, 'pentametri': Véd du hvorfor det er koldt? / Fyret er
nok gået ud. Nei ritmi danesi, l'accento della prosa deve essere
sulle lunghe ('pesanti') sillabe del verso.
Una delle prime cose cui si accorge Felskov nella spedizione nelle
regioni ovidiane della Pentametria è una differenza netta nel ritmo
delle due metà di un pentametro; ognuno di loro ottiene il proprio
carattere sonoro, in modo che il ritmo dell'ultima metà segua da
vicino l'accento latino prosaico, mentre la prima si discosta sempre
leggermente da lì, e (come si scopre) in molti modi diversi, l'ac-
cento prosaico (che rende la parola comprensibile) potendo giacere su
una breve sillaba o su una parte di uno spondeo. È questa variazione
tra sistema e rottura del sistema che è forse il più affascinante nei
pentametri. – Sul lavoro, che ha richiesto molto tempo, per investi-
gare, disporre e classificare queste differenze,
Niels Felskov riferisce [parole di LECTOR]:
"Cosa succede se, appunto nella seconda metà dei pentametri, il
poeta si fa legare sui piedi di ispirazione greca, dattilici lunga-
breve-breve senza variazione, e allo stesso tempo di proprio pugno
sulla disposizione obbligatoria degli accenti? Viene così rilasciata
la lingua latina asservita (dalle regole dell’accentuazione, cmt)
piuttosto nella prima metà da una distribuzione radicalmente alterata?
O piuttosto dalla diffusione nella prima metà di numerosi versetti
da sei sillabe, e alcuni da cinque, tra meno versi da sette sillabe?
A quello scopo, come dall'astronomo, vanno richieste delle osserva-
zioni esatte e meticolose e degli strumenti buoni di misura. Le
colonne di cifre precedenti (i simboli geniali di Felskov per l'ana-
lisi digitale, cmt) sono prive di parole, ma la loro genesi dipende
dal trattamento dei testi studiati. In primo luogo, sono stati inse-
riti a mano nel corso di un certo numero di anni in un programma per
studi metrici, che, nel corso delle prestazioni, lascia segnalati i
semiversi ed i piedi, ma nessuna traccia elettronicamente ricercabile
dei formati delle parole. Più di recente, di verso in verso sono
stati esaminati per adattare da ogni mezzo versetto le poche parole
in un massimo di 142 opzioni combinate di flusso di parole. Una buona
conoscenza delle quantità delle vocali nelle terminazioni di fles-
sione (un impegno modesto) e nelle sillabe interne (lessicalmente
esorbitante) ovviamente è utile, ma non sembra essere comune tra gli
insegnanti, per non parlare degli studenti. Chiunque ci si interessi
può trovare supporto e, se si vuole, addestramento in tutte le sezioni
‘glossario' e 'spondaico', che lista per lista hanno esattamente la
stessa quantità delle sillabe, grosso modo delle vocali, in tutte le
parole. Alcune parole probabilmente per alcuni con sorpresa."
Non è possibile per me, e difficilmente auspicabile, guidare i poten-
ziali lettori a trovare un modo per aggirarsi in questo lavoro di
scoperta (oh sì, e prontuario se volete). Vorrei – e Felskov può
ancora arrivare a produrre – delle istruzioni più didattiche, un
manuale per i principianti. D'altra parte, il filologo classico ani-
mato da interesse (e abituato al computer) sarà svelto a scoprire ciò
che lo Scopritore ha scoperto durante i suoi decenni di viaggio, ad
intervalli interrotto, nei divertenti versi di narrazione di Ovidio,
perché difficilmente si può evitare di essere catturati dalla metodo-
logia e dall’acribia nell’esposizione. Il rintracciamento della mani-
polazione ovidiana della collocazione delle parole e la navigazione
in un glossario sorprendentemente limitato di parole utilizzabili è
un tema di ricerca (a quanto ne so) mai prima ‘interessante' – un
argomento la cui rilevanza Felskov con intuizione profonda ha scelto
come titolo dell'opera: Ovidio era legato dai piedi (del verso), e le
sue scritture (con la mano destra) limitate dal vocabolario. Ci vuole
un teorico del ritmo per far capire i ritmi.
Queste 581 pagine dovrebbero diventare una cosa sine qua non per i
futuri teorici danesi di metrica. Delle parti importanti del lavoro
dovrebbero essere rese disponibili il primo possibile in lingua
franca, per buoni motivi globali. In breve: Mani su, hands on.
Christian Marinus Taisbak
Gymnasieskolen, annata 1973, n. 1
Soggetti classici
Niels Felskov: METRO, RITMO e ACCENTO in versi latini. Studi di
lingua e ricerca antica. Gad, 1972. 65 pagine, kr. 27,00 (gratuito
per i membri dell’Associazione filologico-classica).
Trovo il risultato eccellente – dice lo scrittore sui ritmi del lin-
guaggio comico di Plauto e Terenzio; lo stesso si può dire di questo
breve ma altamente concentrato studio nella metrica dei romani, basa-
to su ampie letture sia da parte dei poeti che da antichi teoristi
(che sono citati per intero con la traduzione parallela), approfondi-
mento sulla metrica moderna, un materiale statistico esteso – e un
atteggiamento personale.
Io sono un teorico del ritmo, non del metro, dice Felskov: La metrica,
che distingue nettamente tra sillaba lunga e breve, porta alla mono-
tona lettura della scansione, dove equipariamo sillaba lunga e sillaba
tonica, in tal modo violando lunghezze vocali, modulazioni e l'effet-
tiva accentuazione delle parole, nonché il gioco tra di loro. La dot-
trina di ictus è respinta; ciò significa che non avranno niente di
"naturale" le sillabe toniche lunghe; invece, gli serve una teoria
di intervalli, brevi, lunghi e doppi, che possono essere riempiti in
molti modi diversi, ma effettivamente in molti meno dai poeti romani
consapevoli della forma.
Il libro è troppo difficile per gli alunni; in particolare, i primi
capitoli richiedono la conoscenza dei concetti di base della metrica
e della quantità del latino. Ma dovrebbe essere letto da qualsiasi
insegnante di latino; non possiamo imparare la lettura "corretta" –
ma siamo avvertiti che potremmo distruggere più di quanto vinciamo
con il metodo tradizionale dadum-dadum.
Rolf Hesse.